Descrizione
“Voce del mistero” nasce dal pensiero che la vita, per la religione, è un mistero. Un mistero non può essere risolto, può essere vissuto, ma non risolto. Possiamo vivere i misteri e diventare una cosa sola con essi. Perderci nei misteri e cambiare completamente la nostra vita, ma niente viene risolto perché nulla può essere risolto. La vita è un mistero e tale resterà. Così pure i fenomeni straordinari, le rivelazioni private di tante guarigioni, fatti soprannaturali che accadono alla Culla di Gesù Bambino, nel frusinate a Via della Fonte, luogo di culto e meta dei miei passati pellegrinaggi, resteranno un mistero. Più entri nel misterioso, più diventi religioso, perché Dio è un fenomeno molto profondo. Il sapere chiude la porta al mistero perché non sei in grado di penetrare la vera essenza della vita, la meraviglia originale e infantile. Solo se sei ignorante, perfettamente consapevole di non sapere nulla, la porta si può aprire all’improvviso. Tale pensiero è sorto già nella mia testa nel 1981 leggendo il testo poetico: “Al mio dolore”, scritto da mio padre durante le sue notti insonne, quando la malattia lo rendeva inquieto, dove si allude a quel luogo lontano e sconosciuto oltre il mare. Mistero o pura illusione?
[…] Gemma… tornava con Gesù nel buio, nel dolore, nella compassione, nell’amore doloroso. Poi accogliendolo dentro di sé, ogni suo rancore, rabbia, delusione, angoscia, cessavano inspiegabilmente. Cosa le capitava quando cercava di accogliere Gesù nel suo cuore? Era un mistero! Un grande mistero!
Gesù era il migliore amico delle donne perché riusciva a comprenderle. Era vicino ai loro problemi, più di qualsiasi altro uomo. Lei riusciva a confidargli qualsiasi cosa senza provare alcun imbarazzo. Spesso contemplava il suo volto, studiava le sue espressioni riprodotte su una piccola immagine, che aveva acquistato durante un pellegrinaggio…
Poi pensò a suo padre che la vita gli aveva tolto quando era molto piccola. Alla poesia che lui aveva scritto durante le notti insonne, mentre la malattia lo rendeva inquieto. Una poesia dedicata al suo dolore. Il grande dolore che aveva dovuto sopportare prima di lasciare in modo precoce la sua famiglia e il suo lavoro.
Anna aveva ritrovato la poesia fra gli oggetti del marito dopo la sua scomparsa. Gemma ora la custodiva gelosamente nel suo libro di racconti preferito.
La poesia recitava i seguenti versi:
“Al mio dolore:
Tu mi sei venuto tra capo e collo
nel mezzo di Febbraio.
Ignaro del tuo arrivo,
mi avventuravo nella mia vita col lavoro,
e con il fucile a caccia spesso andavo.
Un anno è passato e ancora fastidi mi dai,
te ne andrai?
E’ notte fonda tutti dormono,
e il ruggito del mare,
in pien di Dicembre, mi fa pensare
a quel luogo lontano oltre il mare
ove mi illudo sia meglio
di dove sono.
Pura illusione ma desiderio
di vivere e lottare ancora,
vita e lavoro, è lotta.”
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