Descrizione
Infiniti mondi urlai ad un amico/ in una stretta cella/ Infiniti Universi confidai ad un nobile che mi aveva ospitato./ Infiniti Dèi in segreto avevo pregato/ nella memoria del tanto che avevo imparato./ Infinite luci scorgevo la sera/ infinite vie vedevo la mattina./ (2, 1)
Perché fummo tutte le pietre del creato/ ed ogni specie vivente/ perché abbiamo nel cuore e nella mente l’animo di un Dio che non mente./ Perché abbiamo muto negli occhi il suo sorriso/ nelle vene il miracolo di un volo antico./ Fu solo principio di un Dio./ Perché quella bestia che striscia/ è solo antico antenato di un passo di danza/ musica dell’immenso Creato./ Giammai peccato o diavolo tentatore/ solo istinto incastrato fra la gioia e il dolore./ (10,67)
L’autore, dopo la presente opera, è naufrago con il suo amico, in terre dove solo la storia rende chiari i contorni del paesaggio. Discepolo del suo maestro, di lui quanto del suo inseparabile amico si hanno poche e confuse notizie. I pochi che li hanno avvistati, non hanno mai visto oltre la costa dei loro immensi per quanto sperduti possedimenti. (Qualcuno parla di ricchezza, altri sussurrano di anima…).
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