Descrizione
La storia torna ad essere vera cronaca e, attraverso i reportage dei giornali italiani dell’epoca, la tragedia armena esce dai binari dello studio critico per assumere contorni di estrema attualità.
Una ricerca, la prima del suo genere in Italia per l’argomento, che partendo dal concetto di notizia e dalla situazione della carta stampata agli inizi del Novecento, sviluppa un percorso di approccio agli avvenimenti legati al primo genocidio del ventesimo secolo, letti e commentati attraverso tutti gli articoli pubblicati, tra l’aprile 1915 e l’aprile dell’anno seguente su una ventina tra i più importanti e diffusi giornali italiani.
Dalle liriche accorate del filosofo Attisani allo sferzante Mussolini socialista, dalla raffinata prosa dei maestri del giornalismo Scarfoglio e Prisciantelli ai dispacci dell’agenzia Stefani ed alle note neutrali dell’Osservatore Romano, il lettore viene portato dentro la notizia per confrontare stili e metodi di comunicazione.
L’angosciante interrogativo su quanto il mondo dell’informazione riesca a recepire e diffondere in tempo reale gli orrori della cronaca, prima che questa si trasformi in storia o sia relegata al giudizio di qualche tardivo tribunale internazionale, si lega indissolubilmente al filo della narrazione.
Una straordinaria confessione di Talaat Pascia (Ministro dell’Interno del governo dei Giovani Turchi ed uno dei principali pianificatori del genocidio armeno), scovata in un trafiletto di giornale, rappresenta non solo un vero e proprio scoop internazionale, ma anche la dimostrazione di quanto il mondo dell’informazione non riesca a cogliere tempestivamente certi segnali, che, se recepiti per tempo, avrebbero forse impedito il ripetersi di altre tragedie ed olocausti.
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