Molti lettori sono curiosi di conoscere quali siano le abitudini di scrittura dei loro autori preferiti. Conoscere i luoghi dove hanno scritto le loro opere, come erano arredati i loro studi, quale tipo di macchina da scrivere usavano. Ecco alcune curiosità su Auden, James Baldwin, Agatha Christie e Margaret Mitchell.
Le abitudini di scrittura di Auden
Wystan Hugh Auden (1907-1973) è stato un grande poeta e drammaturgo inglese naturalizzato statunitense.
Auden dedicava molte ore alla scrittura, cominciava a scrivere alle sei di mattina e continuava per tutto il giorno prendendosi solo mezz’ora di pausa per il pranzo. La mattina, prima di iniziare a lavorare, beveva una tazza di caffè e si dedicava a un cruciverba.
Non gli piaceva la scrittura a macchina anche se la usava per ricopiare le versioni definitive dopo aver scritto la prima stesura delle sue opere su un quaderno. Utilizzava le pagine di destra per scrivere e quelle di sinistra per le revisioni.
Auden viaggiava molto, soprattutto in estate in Europa. Invece era solito trascorrere l’inverno in un appartamento nel Lower East Side. Come raccontarono alcuni suoi amici, come Charles Miller nel libro Auden: un’amicizia americana, l’appartamento dello scrittore era caotico e disordinato. Era pieno di libri, riviste, di tazzine non pulite, e aveva un forte odore di caffè e di fumo perché Auden era anche un incallito fumatore.
La scrittura notturna di Baldwin
Importante scrittore statunitense (1924-1987), aveva un’insolita abitudine di scrittura, cominciava infatti a lavorare dopo cena per finire verso le quattro del mattino. Probabilmente prese questa abitudine quando da giovane lavorava e si prendeva cura dei fratelli di giorno e dedicava il suo tempo notturno alla scrittura.
Visse per molti anni a Parigi e nel paesino francese di Saint-Paul de Vence in Provenza e diversi anni anche in Turchia. Ma non smise mai di scrivere dell’ America.
Baldwin visse per gli ultimi quindici anni in una vecchia masseria dove era solito ospitare molte persone da ogni parte del mondo, tra le quali anche grandi personalità come Miles Davis e Toni Morrison. Questa casa venne soprannominata “Chez Baldwin”. Continuava a lavorare di notte e intratteneva i suoi ospiti dopo mezzogiorno, orario in cui era solito svegliarsi. Per scrivere era solito usare una macchina da scrivere come la Adler Gabriele 35, la Smith-Corona Coronamatic 2200, o una Olympia SM7.
I luoghi dove scriveva Agatha Christie
Questa prolifica a famosa scrittrice di romanzi gialli riusciva a scrivere ovunque, non necessitava di un posto particolare. Abitò in diverse case e in quasi tutte aveva allestito una stanza dove lavorare.
Tra le case dove abitò ricordiamo quella di Wallingford, nell’Oxfordshire, dove trascorse la seconda metà della sua vita. La casa di Cresswell Place, e la residenza di Sheffield Terrace dove visse con il secondo marito. Proprio in quest’ultimo luogo scrisse Assassinio sul Nilo, Assassinio in Mesopotamia e una parte di Assassinio sull’Orient Express.
Era solita iniziare a scrivere un nuovo libro nel mese di gennaio e di riuscire a finirlo in primavera. Fu una scrittrice molto prolifica e spesso portava avanti la scrittura di due libri contemporaneamente. Amava scrivere a macchina e la sua preferita era la Remington Victor T.
Le buste di Margaret Mitchell
È famosa in tutto il mondo per aver scritto Via col vento con decine di milioni di copie vendute e una delle trasposizioni cinematografiche più famose con attori del calibro di Clark Gable e Vivien Light. Il suo libro, unica opera di questa autrice e che la portò a vincere il Premio Pulitzer, narra la storia della guerra di secessione e il suo dopo guerra in Georgia.
Iniziò a scrivere su consiglio del marito dopo che l’autrice, a causa di un infortunio, aveva abbandonato il suo lavoro presso l’Atlanta Journal come giornalista. Impiegò una decina di anni utilizzando come materiale sia i suoi ricordi d’infanzia, sia storie che le erano state raccontate e il materiale delle sue innumerevoli ricerche sulla guerra.
Scriveva con una Remington portatile n. 3 e aveva la strana abitudine di infilare i capitoli finiti in buste di manilla, per non far vedere a nessuno cosa stesse scrivendo. Riempì tantissime buste che poi stipava in ogni parte dell’appartamento: dentro un ripostiglio, sotto il letto e anche sotto le assi del pavimento. Quando un editore le chiese di leggere il manoscritto per portare via tutte le buste fu costretto a comprare una valigia, inoltre i capitoli non erano numerati e per alcuni esistevano più stesure, e inizialmente si dimenticò di consegnare il primo capitolo.
Fonte:
A. Jhonson, Una stanza tutta per sé. Dove scrivono i grandi scrittori, L’ippocampo, 2022.
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