Oggi esistono diversi tipi di dizionari: cartacei, online, digitali, dei sinonimi e contrari, analogici, delle collocazioni, etimologici, biografici ecc. Sono strumenti indispensabili per chi studia, scrive, legge o semplicemente cerca di scrivere senza fare errori. Ma da quando esistono i dizionari? E qual è la loro origine? Ecco un breve profilo della storia del dizionario italiano.
Origine dei dizionari
Nel 1975 grazie agli scavi della città di Ebla a opera dell’università Sapienza di Roma vennero rinvenute 5000 tavolette di argilla. Queste tavolette, risalenti al 2350-2300 a.C., erano ricoperte di caratteri cuneiformi e contenevano liste di parole in lingua eblaita e sumerica. Sono così considerate i primi vocabolari.
Si pensa che questo vocabolario, come quello bilingue egiziano-accadico del secondo millennio a.C., furono creati per facilitare gli scambi commerciali e culturali con il Vicino Oriente.
Per spiegare i testi antichi e sacri nacquero nel primo millennio i dizionari monolingue in Egitto, India, Cina, Grecia e Roma. Dal V secolo a.C. si sviluppò la necessità di inserire le glosse nei poemi omerici. Queste servivano per riuscire a interpretare queste opere in modo corretto, in particolare le parti più difficili. Da qui deriva la tendenza a creare elenchi di parole con le relative spiegazioni.
Tra i glossari e dizionari principali si possono ricordare:
- il Suda del X secolo. Quest’opera Bizantina composta da circa 30.000 voci era un misto tra dizionario ed enciclopedia.
- Il glossario Synagogé del XV secolo d.C. di Esichio d’Alessandria che conteneva parole greche rare o difficili.
- Il De significatu verborum opera in latino di Verrio Flacco nel I secolo d.C.
- L’ Etymologiarum sive Originum libri viginti del VII secolo creata da Isidoro di Siviglia è una specie di enciclopedia. L’autore aveva cercato di trattare diversi argomenti come la grammatica, la medicina, la poesia, l’agricoltura ecc. Isidoro aveva cercato di spiegare partendo dall’etimologia delle parole.
Nel Medioevo uno dei più importanti glossari fu il Glossario di Magonza (X secolo) dove erano inseriti in due colonne affiancate le parole derivate dal latino e le parole greco-bizantine.
In diverse zone dell’Italia nascono vocabolari latini e latino-volgari. Tra i più importanti: l’Alphabetum di Papias, un grammatico lombardo; il Catholicon di Giovanni Balbi di Genova; il Liber Declari del catanese Angelo Senisio.
Il Quattrocento e il Cinquecento
La storia dei dizionari prosegue verso la fine del Quattrocento, quando ebbero un grande successo i vocabolari bilingue, come il Vocabulista ecclesiastico pubblicato a Milano di Giovanni Bernardo o il Vocabularium vulgare cum latino apposito di Nicolò Valla.
Nel Cinquecento vennero pubblicati molti dizionari tanti dei quali seguivano le direttive di Pietro Bembo e il culto delle Tre Corone (Dante, Petrarca e Boccaccio). Tra le opere che ebbero maggiore successo possiamo ricordare:
- Le tre fontane del Liburnio. Questo dizionario era diviso in tre parti e ciascuna conteneva parole tratte dai tre scrittori.
- Il Vocabolario di Minerbi che conteneva solo parole tratte dal Decameron di Boccaccio.
- Le Osservazioni sopra il Petrarca dove erano raccolte solo le voci tratte dal Petrarca e Le ricchezze della lingua volgare sopra il Boccaccio con parole solo di Boccaccio.
Queste opere avevano anche alcune caratteristiche simili come il fatto che distinguessero le parole da usare in poesia da quelle da usare in prosa. E presentavano elenchi di parole, che rispettavano l’ordine alfabetico, delle voci tratte dalle Tre Corone.
Ci furono tantissime altre opere di questo tipo. Dizionari che contenevano diverse tipologie di parole che erano in particolar modo rivolti a coloro che dovevano imparare la lingua, a scrivere, risolvere problemi di ortografia, pronuncia. Questo perché molto probabilmente c’era una forte richiesta di queste opere nel mercato.
Il Seicento
Proseguendo con la storia dei dizionari, nel Seicento viene pubblicato il primo grande vocabolario italiano, il Vocabolario degli accademici della Crusca che aveva come riferimenti le teorie di Salviati che faceva parte dell’Accademia dal 1583.
Questo vocabolario era basato sulla lingua fiorentina del Trecento di Pietro Bembo insieme alle idee di Salviati e quindi conteneva anche la lingua usata nei testi minori, scritti in fiorentino di quel secolo.
Veniva posta molta attenzione all’uso delle parole contemporanee, ai proverbi e modi di dire. Erano presenti parole straniere e neologismi. Tra le novità la scomparsa degli usi regionali e dialettali, non ci sono più la distinzione tra prosa e poesia e le osservazioni grammaticali nelle voci.
Ci furono diverse polemiche contro quest’opera, soprattutto rivolte all’impostazione fiorentina, il fatto che non ci fossero voci moderne e che fossero esclusi autori del Cinquecento e il Tasso.
Nella terza edizione ci furono maggiori cambiamenti soprattutto nei riguardi dell’uso della lingua scritta dove non compariva solo il fiorentino e venivano accolti altri autori come il Tasso, Macchiavelli, Della Casa e altri.
La storia dei dizionari nell’Ottocento
Nell’Ottocento vennero pubblicati moltissimi vocabolari che si rivolgevano a diverse tipologie di pubblico: studiosi, letterati, ma anche impiegati e commercianti. Tutte quelle persone che anche se non avevano una gran cultura erano comunque interessati a imparare quali erano i termini corretti per le definizioni di cose e concetti.
Vennero pubblicati anche numerosi dizionari metodici che portavano i lettori alla parola che non si conosceva partendo dal significato. Un esempio, quello di Giacinto Carena, Prontuario di vocaboli, che era diviso in Vocabolario domestico e Vocabolario metodico d’arti e mestieri.
Verso la fine del secolo furono pubblicati anche dizionari d’uso come il Novo vocabolario della lingua italiana di Giovanni Battista Giorgini ed Emilio Broglio. Questo vocabolario si basava sull’uso reale della lingua.
Dal Novecento agli anni Duemila
Importante ricordare, nella storia dei dizionari, che nel 1923 il ministro della cultura popolare del regime fascista Giovanni Gentile firma il decreto che sancisce la chiusura da parte dell’Accademia dell’attività lessicografica.
Nel Novecento hanno la meglio i dizionari d’uso, pubblicati in un unico volume e quindi anche più agili da usare. Tra i più famosi Il vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli.
Da ricordare anche il Grande dizionario della lingua italiana (GDLI) pubblicato in 21 volumi in un arco temporale molto lungo (1961-2002).
Alla fine di questo secolo viene pubblicato, a cura di Tullio De Mauro, il Grande dizionario dell’uso (GRADIT). Contiene 250.000 voci e le definizioni sono semplici ed essenziali.
Per concludere questo scorcio di storia dei dizionari arriviamo agli anni 2000 dove troviamo numerosi dizionari riediti annualmente, anche in versione digitale. Tra i più conosciuti: il Sabatini Coletti della lingua italiana 2008; il Grande Dizionario Hoepli; il Grande Dizionario italiano Garzanti 2013 che poneva maggiormente l’attenzione ai problemi grammaticali, ortografici ecc.
I dizionari pubblicati negli ultimi anni (il Nuovo Devoto-Oli 2019; lo Zingarelli 2020; il Nuovo Treccani 2018), sia in cartaceo sia su supporto elettronico, forniscono al lettore diverse indicazioni e servizi. Così oggi i dizionari sono diventati strumenti indispensabili di consultazione per la conoscenza della lingua italiana contemporanea.
Fonte:
V. Della Valle, Dizionari, Le parole dell’italiano, Le grandi collane del Corriere della Sera, RCS MediaGroup, Milano, 2020.
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