Pubblichiamo l’intervista di Gradassi Chiara allo scrittore Angelo Brizi, autore di “Riflessioni di fisica avanzata in chiave Zen”.
Angelo Brizi, esperto di discipline fisiche, ha da sempre manifestato un grande interesse sia per la fisica classica sia per quella nucleare. Ha esordito con gli studi nel campo dell’ingegneria ambientale, per poi dedicarsi alla fisica teorica. Monaco laico zen della scuola di Soto, ha studiato meditazione zen giapponese e appreso gli insegnamenti sul Dharma e la meditazione. Ha pubblicato “Interazioni e Teorema cosmico”, “Manuale per la meditazione”, “Radiazioni, Fisica delle particelle e Polvere di stelle, Relatività”.
1) Quando e come è nata la sua passione per la fisica?
Mi sono sentito attratto dalle materie scientifiche sin dalla tenera età. La prima azione compiuta nella fisica, precisamente nell’astrofisica, che ebbe i suoi effetti nel tempo, la feci durante il primo anno delle superiori, dove, nella scuola, era messa a disposizione una biblioteca alquanto fornita e un bibliotecario estremamente preparato. Adoravo sin da giovane avere dilemmi scientifici da sciogliere, al pari dei grossi calibri, padri e giganti della scienza attuale.
Finite le superiori, dopo aver perso del tempo, mi iscrissi finalmente a ingegneria, ma non era esattamente la fisica che interessava a me, che poi scoprii che aveva il nome di “Fisica Teorica” che studiai successivamente.
2) Questo è il suo quarto libro, come nasce in lei l’esigenza di scrivere e cosa rappresenta per lei la scrittura?
La risposta è tanto assurda quanto vera! Stavo al mare, era una calda mattina estiva ed ero in compagnia di un caro amico, lui mi chiese: «A cosa stai pensando Angelo?» Risposi: «Pensavo alla possibilità di una seduta spiritica da fare per rievocare alcuni spiriti degli scienziati defunti.» (seduta poi mai fatta, né prima né dopo). Allorché lui, che conosce le mie passioni, per niente turbato della mia risposta mi chiese: «Vorresti chiamare Albert Einstein?» Risposi: «No, Albert Einstein è troppo lontano da me ed estremamente complicato da comprendere dal punto di vista della nozione classica di ingegneria, preferisco un Newton o un Keplero che sono stati programma di studi universitari, quindi più familiari.»
Quando tornai a casa dal mare cominciai a sentirmi strano, mi venivano in mente in modo incessante le riflessioni e gli studi di Albert Einstein che “non” avevo fatto all’università, in particolare “la costante cosmologica” di cui non conoscevo neanche l’esistenza. Che la sua entità si fosse risentita? Premetto che l’astrofisica, la fisica teorica e la relatività generale e ristretta non sono programma di ingegneria ma da fisico. I pensieri non finivano ma aumentavano, ebbi la brillante idea di chiudermi dentro casa 15 giorni e decisi di mettere tutto per iscritto. Nacque così il primo libro “Interazioni e Teorema cosmico”.
Tutto iniziò da questo contesto assurdo, nei libri successivi la teoria si è evoluta e trasformata nella “Quinta forza fondamentale” che è discorso del mio ultimo libro “Riflessioni di fisica avanzata in chiave zen”. Concludo dicendo che riconosco la scrittura come forma di liberazione, condivisione ed evoluzione dello spirito.
3) Ci vuole spiegare cosa significa interpretare la fisica in chiave Zen?
Ottima domanda. Uno dei punti che trovo più interessante e controverso nella fisica teorica è il paradigma poco definibile dell’osservatore. La componente oggettiva e soggettiva dell’evento. La fisica teorica ci dice che siamo noi a creare la nostra realtà, la stessa cosa disse il Buddha molti secoli prima, in base alla qualità dei nostri pensieri, azioni, parole, strettamente connessi con il Karma.
Vediamo meglio questo particolare non ancora pienamente compreso ed espresso nei suoi significati, ciò che determina la realtà non sono solo gli occhi fisici, di concerto con il sistema di indagine scelto per la misura da rilevare.
Gli occhi rappresentano il senso e l’espressione della coscienza di chi guarda che, nell’evoluzione della nostra vita, può variare nel tempo a nostra disposizione. Come persona comune un fenomeno lo possiamo percepire in un certo modo, come ingegnere in un altro, come fisico in un altro e come studente di scienze forensi in altra forma ancora, quindi precisando che non è solo l’osservatore con il criterio di osservazione prescelto, che può rimanere anche lo stesso a differenza della sua percezione della realtà che invece può variare con il tempo, ma è la strada che percorre l’evoluzione della coscienza mediata proprio dalla quinta forza fondamentale teorizzata, ella fa variare la percezione della realtà nella coscienza tramite il proprio vissuto sensibilmente percettivo.
4) Quali sono i fisici e i maestri zen che l’hanno influenzata maggiormente? E in che modo?
Ho avuto molti maestri nella mia vita, che umilmente e con riconoscenza ringrazio ancora ma chi mi ha iniziato in questo particolare percorso di ricerca estremamente interessante è stato il Fisico Fritjof Capra con “Il tao della fisica”, il libro che è considerato la bibbia dei fisici. Tutti ne abbiamo uno nella libreria.
Successivamente il Fisico Piergiorgio Caselli mi fece comprendere di essere su una buona strada. Per quanto riguarda il buddismo zen indubbiamente il maestro Tetsugen Serra, entità davvero illuminata da cui ho acquisito il “prezioso dono” senza ricevere nessuna parola al riguardo o spiegazione. La comprensione e la trasmissione dello zen avvengono da tradizione millenaria senza parole, nel vuoto apparente, il completo silenzio del nulla.
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