“Appena indossa la copertina il libro acquisisce una nuova personalità. Esprime dunque qualcosa già prima di essere letto, così come un vestito comunica qualcosa di noi prima ancora che parliamo” (Il vestito del libro). Con queste parole l’autrice Jumpha Lahiri definisce la copertina Difatti essendo la prima cosa che vediamo del libro ci permette di formare un primo giudizio. Una copertina può attirare o respingere, può invogliarci o meno ad acquistare un libro. Oggi è infatti un potente strumento di marketing ma non è stato sempre così. Le copertine sono un’invenzione relativamente recente, soprattutto nella loro funzione comunicativa e non solo di protezione.
Definizione di copertina
Come scriveva Gérard Genet la copertina è una sorta di porta di ingresso al libro. È l’involucro che serve per proteggere il libro ma allo stesso tempo a comunicare molte informazioni al lettore. E serve anche per attirare l’attenzione del lettore e convincerlo ad acquistarlo.
La copertina è composta dalla prima di copertina che in gergo viene anche definita “piatto”. Qui troviamo il nome dell’autore e qualche volta anche del traduttore, prefatore, curatore; il titolo ed eventuale sottotitolo. Sono anche presenti il marchio della casa editrice e l’immagine o un’illustrazione. E dalla quarta dove di solito troviamo la presentazione dell’opera, una breve biografia dell’autore, a volte corredata dalla foto, il codice ISBN e il prezzo.
Breve excursus storico della copertina
Praticamente non c’è traccia di copertine nei primi tremila anni di storia. Gli incunaboli generalmente erano protetti da rilegature di cuoio, spesso decorate, ma non c’era uno spazio dove inserire il titolo. Il libro cominciava direttamente con il testo.
La nascita delle copertine vere e proprie ha origine dallo sviluppo dell’editoria industriale. Nel Settecento nacquero le prime librerie e quindi la necessità di proteggere i libri perché più persone consultando e sfogliando i libri rischiavano di sporcarli e rovinarli prima di essere venduti.
Così per proteggerli venivano avvolti in carta e cartoncini leggeri di colori pastello. In seguito, si iniziarono a usare delle custodie aperte in uno dei due lati e poi a impacchettarli sigillandoli con la ceralacca.
Dagli anni Trenta dell’Ottocento, sempre grazie a un libraio inglese (William Pickering) iniziò a diffondersi la sovraccoperta.
Fu dalla seconda metà dell’Ottocento che si iniziò a pensare alla copertina non solo come involucro protettivo ma anche come strumento di comunicazione per i lettori. Così iniziarono a comparire titoli a effetto e a rivolgersi a illustratori famosi per le immagini delle copertine.
E finalmente, dagli anni Venti del Novecento la copertina inizia a essere considerata anche come strumento per fare marketing.
Così parte dell’editoria usò la grafica come riconoscimento della collana per fidelizzare il pubblico. Negli anni Sessanta spiccano i nomi di Munari per Einaudi, Abe Steiner per Feltrinelli e La Scala per Rizzoli.
Conclusione
La copertina è quindi oggi una parte fondamentale del libro, una parte che lo completa. Talmente importante che in alcuni casi può determinarne il successo. Usata come vero e proprio strumento di marketing per intercettare i lettori viene spesso modificata nel corso del tempo e nei vari Paesi in cui il libro viene tradotto.
Fonti:
Jhumpa Lahiri, Il vestito dei libri, Guanda, 2017.
Valetina Notarberardino, Fuori di testo, Ponte alle Grazie, 2020.
Storia delle copertine in «Cose spiegate bene» rivista de «il Post», Iperborea, 2021.
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