Pubblichiamo l’intervista a Enrico Gariboldi, autore del libro “Una storia italiana. Rielaborazione di Nato a dieci anni“.
Enrico Gariboldi è laureato in Scienze Politiche e si occupa di arte da 40 anni. Le sue passioni sono: la politica, la musica classica, l’India e l’Africa e, ovviamente, l’Arte.
1) Questa è la seconda edizione del suo libro. Cosa ha modificato rispetto alla prima edizione?
I ricordi si sono ammassati nel cervello, mi chiedevano di poter vivere e ho dovuto faticare per fare una selezione, tanti erano, quindi ho dovuto trattenermi dal desiderio di portarli tutti nella nuova edizione. Però diversi, che reputo anche importanti, li ho aggiunti. Saranno una cinquantina di pagine in più, rispetto alla prima edizione, che danno alla storia una dimensione certamente più interessante.
2) Quali emozioni ha provato nel rivisitare il suo libro e quindi a riaprire “il baule dei ricordi”?
Alla mia età si diventa più sensibili ai ricordi. Le emozioni che si provano rivivendo certe situazioni del passato sono profonde e spesso fanno venire anche le lacrime agli occhi. Non è difficile, da vecchi, rivivere il passato però mette a dura prova il cuore e fa sorgere domande nuove, che da ragazzo certamente nemmeno potevi immaginare.
3) Qual è il messaggio che vuole comunicare ai lettori attraverso il racconto della sua storia?
Il passato degli uomini è come le fondamenta di una costruzione nuova, ci si costruisce sopra il presente e il futuro. Anche perché chi ha vissuto il passato ha collezionato esperienze che chi è venuto dopo non può aver conosciuto e quindi poterle “vivere” sulle parole di chi le ha vissute materialmente è importante, anzi, addirittura necessario. Dimenticare, o non conoscere, quel che è stato prima porta spesso gravi errori nella vita delle persone.
4) C’è un ricordo particolare che ha raccontato nel libro a cui è particolarmente legato?
Sono più di uno, i ricordi particolari, e sono tutti ugualmente incisi nella mia mente. Quando ho visto quella madre abbracciata al suo piccolo bruciati dopo un bombardamento, quando mi hanno portato in carcere senza che capissi perché, quando con mio padre ho visto Mussolini e la Petacci appesi in piazzale Loreto, la vita nuova del dopoguerra… Quanti sono i ricordi che riempiono la mia mente? E quelli che sono nascosti nel cuore? La morte di chi amavo, momenti che non si possono mai scordare… Correggendo la versione definitiva del libro mi sono trovato spesso a ridere da solo, a commuovermi, a sentire lampi di pesante nostalgia percorrermi. Eh sì, i ricordi sono davvero una parte molto importante della vita.
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