Pubblichiamo l’intervista di Chiara Gradassi a Valentina Motta, autrice del libro “Alcesti illustrata. Fortuna di un mito“.
Valentina Motta è Professoressa di storia dell’arte al Liceo Artistico, Dottoressa di ricerca, storica dell’arte e autrice di saggi di carattere storico-artistico incentrati su figure femminili del mito tra letteratura, arte e teatro. “Alcesti illustrata” ha ottenuto il premio speciale della giuria al Concorso Internazionale “Giglio blu” di Firenze.
1) Perché ha scelto di scrivere proprio sul mito di Alcesti?
La figura di Alcesti mi ha inizialmente incuriosito e, in un secondo momento, affascinato per via dell’originalità ed esemplarità della sua storia, che – del resto – ha stimolato la produzione artistica e letteraria dei secoli scorsi non solo in Italia, ma in tutta Europa. Le caratteristiche del personaggio, così come delineato da Euripide, contribuiscono a costruire il ritratto di una donna singolare, dalla spiccata personalità, un’eroina eccezionale e, perciò, unica. Infine, le rivisitazioni realizzate successivamente e, in particolare nell’Ottocento, ne hanno esaltato le qualità senza alterarne l’essenza e, anzi, accrescendone lo spessore valoriale.
2) Per quale motivo Alcesti ha avuto così tanta influenza nelle arti?
Il ricco repertorio figurativo da me esaminato e selezionato dimostra come le arti siano in grado di rappresentare visivamente le peculiarità del personaggio, peraltro in modo sintetico, diretto ed efficace. Bellezza, femminilità, coraggio, eroismo, altruismo e spirito di sacrificio sono valori che ben si prestano a una trattazione ampia non solo in ambito letterario, ma anche teatrale, cinematografico e, appunto, artistico. Inoltre, i numerosi risvolti simbolici insiti nel mito hanno fatto sì che venissero fornite diverse interpretazioni in cui, di volta in volta, sono stati privilegiati i risvolti personali e autobiografici, educativi e didattici, politici e celebrativi a seconda del contesto storico o del retroscena culturale in cui la rielaborazione è avvenuta.
3) Per quale motivo dal ‘900 il mito di Alcesti è sempre meno rappresentato?
Le ricerche e gli studi da me condotti dimostrano come la figura di Alcesti sia stata sempre più spesso “sacrificata” dalla fine del Novecento, contrariamente a quanto avvenuto con altre eroine come, ad esempio, Antigone e Medea, alle quali mi sono dedicata in due miei saggi. L’ondata femminista, con il suo inno alla libertà e ribellione nei confronti dell’uomo, potrebbe aver reso impopolare il personaggio, la cui immagine, quindi, è stata letteralmente cancellata nelle arti, dove semmai sopravvive in forma astratta o concettuale, ma sempre e solo in rapporto al mondo del teatro.
4) Quale lettura attuale si può dare al mito di Alcesti nella sua rappresentazione della donna come simbolo del sacrificio per amore e simbolo della virtù coniugale?
L’esempio di Alcesti, moglie e madre che sacrifica la propria vita per il marito, può sembrare anacronistica nella realtà attuale, ma il suo valore archetipico risiede proprio nel messaggio di amore incondizionato, altruismo e coraggio che il mito può ancora oggi trasmettere. L’essere donna forte e appassionata di Alcesti può, dunque, suscitare riflessioni sul ruolo femminile nella società contemporanea e stimoli per una letteratura “di genere” spendibile nel presente. Non è un caso che molti artisti abbiano proiettato su tale figura le loro aspirazioni e ambizioni di donna ideale, desiderata e venerata quale esempio supremo di fedeltà e devozione.
5) Com’è stato scelto il materiale iconografico inserito nel libro?
Il vasto materiale reperito è stato da me selezionato sulla base dei criteri di originalità ed esemplarità in rapporto al tema di volta in volta trattato, nonché della qualità dell’opera stessa. Tra i capolavori presenti nel saggio compaiono dipinti di Jacques-Louis David, Angelica Kauffmann, Frederic Leighton, Edward Burne Jones, Eugène Delacroix, Paul Cezanne, Giorgio de Chirico, nonché sculture di William Wetmore Story e Auguste Rodin. Tali opere, peraltro, sono ubicate spesso in collezioni private o in Musei “minori” e, quindi, risultano poco note proprio perché scarsamente accessibili. Quale occasione migliore per poterle ammirare?
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