1) Buongiorno Elio, è un piacere ritrovarla con un nuovo progetto poetico e artistico. Ci spiega l’idea che ha dato vita a Liber Secundus e il suo rapporto con la raccolta precedente, Le mie tavole di Rorschach?
1) Nel mio Liber Secundus ho cercato di uscire allo scoperto, senza nascondermi dietro alle emozioni suscitate dai capolavori della fotografia. I testi poetici, non legati alle fotografie, rappresentano le mie emozioni e le mie riflessioni autonomamente sorgive dal mio inconscio, ma elaborate secondo la mia cultura poetica, che per scelta è ancora legata alla metrica tradizionale, praticamente non più in uso nella poesia contemporanea.
2) A questa raccolta lei ha dato un sottotitolo significativo: “vertigini visuali, vertigini verbali”. In generale sembra di cogliere una ricerca emotiva più marcata rispetto alle composizioni precedenti, che in qualche misura sembravano più trattenute ed emotivamente distaccate. Inoltre, rispetto ai toni cupi di Rorschach, in questa raccolta il tono si fa a volte più giocoso, sia pure in un’alternanza di luci e ombre emotive. Ci può confermare questa impressione?
2) Le grandi fotografie che hanno segnato varie epoche sino ad oggi, sono volutamente distaccate e spesso raggiungono, grazie a questo effetto, una drammaticità oggettiva e dirompente. Con le mie “confessioni” personali, biografiche o fintamente tali, ho cercato di dare un’immagine di me non con il mezzo fotografico, ma con il tramite letterario. Spero che il risultato sia genuino, al di là della mia riservata timidezza personale.
3) Troviamo particolarmente interessante il prologo della raccolta, nel quale si alternano senza sosta barlumi di fiducia nei confronti dell’arte – specialmente della fotografia – e una diffidenza verso quest’ultima che richiama più da vicino Rorschach. Nel periodo intercorso tra la composizione delle due raccolte è cambiato qualcosa nella sua visione delle varie forme artistiche, oppure continua a considerare la poesia e la fotografia come fonti di illusione e inganno sensuale, malizioso, in fin dei conti futile?
3) In realtà, ritengo la fotografia e ogni forma d’arte “futile” nel senso etimologico del termine, cioè non funzionale a fermare l’inarrestabile distruzione operata dal Tempo, il mitico Cronos che divora i suoi figli. Ecco perché considero le Arti come l’espressione più tipicamente umana della nostra tragica condizione esistenziale. La Morte rende futile la Vita, e l’Arte si batte eroicamente, ma inutilmente, contro il Tempo distruttore.
4) Dopo Rorschach e Liber Secundus ha in mente di proseguire questa esplorazione del rapporto tra poesia e immagini con nuove opere?
4) Dopo il Liber Secundus, sto “gestando” una terza silloge poetica, dal titolo provvisorio: Novum incipit, ossia Nuovo Inizio. In essa, oltre alle tradizionali poesie ispirate alla fotografia, ed oltre alle ormai tradizionali poesie di argomento personale o intimistico, ho aggiunto poesie che commentano miei ritratti disegnati a matita circa trent’anni fa, nel 1987. Il libro riprodurrà tali ritratti, che come le fotografie, hanno “suscitato” la mia reazione poetica, in un circuito personale visivo e scrittorio, che spero riveli ancora qualcosa in più dell’autore, ma sempre invocando la benevolenza del Lettore.
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