Alessio Romano, Firenze, 11/12/1985, è un poeta che non tace i propri pensieri, pensieri che derivano dall’osservazione del paesaggio circostante.
Per cominciare parlaci di te come Scrittore. Come e quando nasce in te l’esigenza di scrivere e cosa rappresenta per te la Scrittura?
L’esigenza di esprimere ciò che sorge in me, particella di questo universo, quando, mediante i miei sensi, carpisco informazioni che maggiormente mi attraggono, per predisposizione, o comunque sia, per soggettivo percorso in questo tempo e luogo, è un esempio d’infinitesimale barlume di vita che, a parer mio, nonché, in primis, a me stesso, riveli l’infinità medesima, e rappresenta un bisogno insopprimibile, irrevocabile ed anche ineluttabile.
Il vasto assortimento di note, di cui un compositore può disporre, dà vita a infinite combinazioni che si modellano a seconda del proprio stato d’animo, che mai può ripetersi, nell’arco di tutto il tempo passato, presente e futuro; noi stessi siamo indice di combinazioni che a combinazioni danno, appunto, vita, e così via per ogni elemento di questo universo, che con gli altri elementi combina.
Quando quest’infinità dovesse risultare in pericolo, dovremmo seriamente allarmarci ed iniziare a porci domande sui motivi dell’iniziata lacuna, accidentale, sicuramente,
poiché l’infinità sorta dalla casualità potrebbe finire unicamente con casualità, anche se, ovviamente, diversa, da quella iniziale, di origine contraria, anzi, rispetto a quella iniziale.
Sebbene io poeti ciò che mi riguarda, non è forse ciò che io poeti tutto ciò che prema, e se non prema ciò che importi poetar non avrà senso, né sarebbe affatto possibile.
In seguito alla mia immersione, con tormento ed estasi, sono dunque giunto a preoccuparmi seriamente, scorgendo alcune crepe evidenti che sussistono proprio sul suolo che calpestiamo, forse, nel mio caso, perché succitate crepe siano a me giunte ed io, per istinto, ne abbia intuito le cause…
Ora passiamo al Libro che hai pubblicato con & MyBook; parlaci di quest’Opera dettagliatamente e, se vuoi, regalaci qualche aneddoto interessante che riguarda la sua stesura e la sua pubblicazione.
“Ombreggiavano i sepolcri” è una raccolta delle mie ultime poesie in rima, alle quali ho aggiunto poche opere meno recenti. Sono sessantuno opere, sessanta sonetti e una poesia in quartine, delle quali due in dialetto romanesco e tutte le altre in lingua arcaica, ove di più, ove di meno. Trattano temi profondi, accennano a Gesù Cristo ma si avvicinano anche a tematiche differenti, si avvicinano, a parer mio, alle tematiche deandreiane, e ve ne sono sarcastiche, ilari, spassionate, passionali, tristi e gioiose. Alcune di esse sono variazioni su altre poesie, come di Cecco Angiolieri e Ugo Foscolo, altre si ispirano a brani musicali di compositori come Johann Strauss, Dmitri Shostakovic, Amilcare Ponchielli, Gioacchino Rossini e Yann Tiersen (questi ultimi due non citati nel libro). Il sonetto, essendo, di per sé, molto musicale, si adatta molto bene ad essere letto su quei sottofondi musicali che abbiano un particolare ritmo, che segua delle regole precise.
Sussistendo, secondo l’autore, un dissesto, laddove nasce il confine fra noi e il prossimo, la dimensione dell’onnipotente sacralità ne viene disturbata, nonché lesa, sebbene l’amore sincero che un essere vivente provi sia naturalmente infinito ne può essere, invero, turpemente e lungamente scalfito mediante interferenze atte unicamente ad agire in tal senso. Così, la malefica esistenza di una, o più, sanguisughe, così definite spregiativamente e un po’ impropriamente, trae finto beneficio, da esse inteso come alto benessere, nonché motivo di vanto, da ciò che è innocente, in realtà, meraviglioso.
Per me, Alessio Romano, questa raccolta è come sangue versato invano al fine di ogni cosa, trattando la maggior parte delle opere presenti nel libro, ma esistendo ho dovuto proseguire, imperterrito, per questa strada, una delle poche da me seriamente considerata come punto di riferimento.
Finora il tuo Libro, a sentire coloro che lo hanno già letto e che ti hanno regalato le proprie impressioni, ti ha dato delle soddisfazioni? Oppure i vari commenti ti stanno spingendo a migliorarlo ulteriormente?
Grazie a coloro, pochi, che leggono le mie opere, ho potuto limare e creare nuove opere, non tanto per i consigli di cui siano capaci, quanto per un lavoro introspettivo che si può chiamare, un po’ generalmente, “aggiornamento”, ma che, sinceramente, non sarebbe avvenuto se fosse stata assente sensibilità, nelle stesse, che, tra l’altro, sanno adoprarsi magistralmente ciascuna nel proprio corrispettivo campo, o, comunque sia, se l’autore non sia sensibilmente predisposto a determinati scambi.
Per concludere: considerato che hai pubblicato con un Editore on demand, puoi darci le tue impressioni in proposito? Quali sono, in pratica, gli aspetti positivi e, al contrario, gli aspetti che cambieresti per rendere migliore il servizio? Parlacene facendo, se puoi, un confronto con i classici editori “a contributo” (se hai avuto qualche esperienza con essi ovviamente, e senza fare nomi).
Ignorando il marchio, pubblicare con un Editore on demand, è più o meno la stessa cosa.
Ho avuto modo di sperimentare tre diversi editori on demand, e mi sono trovato bene.
Quando si ha voglia di vedere il frutto del tempo trascorso per forgiarlo, e non si hanno conoscenze o tempo, l’editore on demand offre la propria disponibilità e mediante mezzi basilari, ma essenziali, riesce ad esaudire appieno la tua richiesta.
Così potrai andare a letto senza strumenti tecnologici, radioattivi o pesanti, per assaporare, nella sua forma finale, il tuo lavoro; così potrai propagarlo ad amici e ammiratori, in modalità ordinata e piacevole e così, forse, un giorno, potrai trasmettere agli esseri viventi il messaggio di cui sei portatore, sperando che il destino ne potrà trarre beneficio.
E con questo abbiamo terminato la nostra intervista a Alessio Romano, che ringraziamo. Vi ricordiamo che, se volete acquistare il suo Libro, potete cliccare qui. Per saperne di più sull’Autore cliccare qui.
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